È Sas, che scalza Microsoft. Seconda Google
Il primo posto, anche quest’anno, se lo aggiudica un’azienda che opera nell’information technology. La classifica delle 25 migliori multinazionali del mondo, stilata da Great Place to Work, premia al vertice Sas: la società di software e servizi di business analytics, dopo il secondo posto raggiunto lo scorso anno, ha scalzato Microsoft – “scesa” in quinta posizione – e ha guadagnato il World’s Best Multinational Workplaces 2012. Seguita da Google (che sale due posizioni) e NetApp che conserva il terzo gradino. Mentre Kimberly-Clark balza al quarto, dal nono rimediato nel 2011.
La lista, presentata a San Francisco, è alla sua seconda edizione e vede sette nuovi ingressi: da Accor (19°) a W. L. Gore & Associates (8°), da Ernst & Young (12°) a PepsiCo (11°), mentre è uscita dai 25 – ad esempio – The Coca-Cola Company.
Ci sono poi multinazionali che segnano lievi salite (Marriott, Diageo, Net Institute), lievi discese (FedEx Express, Intel) e “cadute”: McDonald’s è passata dall’ottavo al 20° posto, Cisco dal sesto al 21° e SC Johnson dal decimo al 24°. Beninteso, si tratta sempre di rispettabili posizioni: entrare nei 25 significa superare una selezione con stretti criteri e che coinvolge 251 corporation nel mondo.
I criteri
I criteri prevedono che la società sia compresa in minimo cinque classifiche nazionali di Great Place to Work (GPTW) e abbia almeno il 40% dei dipendenti (che in totale devono esser più di 5mila) dislocato al di fuori del Paese in cui c’è l’headquarter. GPTW, che studia da più di vent’anni la qualità dell’ambiente organizzativo delle aziende e offre servizi diagnostici e di consulenza, è presente in 46 Paesi nel mondo (in Italia dal 2001) dove stila annualmente le graduatorie delle migliori aziende per cui lavorare. Non solo su base nazionale, ma anche europea e – appunto – mondiale.
Fiducia nel management, orgoglio per il proprio lavoro, buoni rapporti con i colleghi: questi i tre ingredienti principe per misurare la qualità degli ambienti di lavoro. «Per ottenere l’eccellenza della top 25 non esistono però ricette generali, perché la stessa pratica declinata su due diverse imprese può restituire differenti risultati», spiega Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia. «Tutto però ruota intorno alla fiducia: tra dipendenti, manager e HR. Da lì derivano le motivazioni e anche i risultati in termini economici. Basti pensare che le cento best companies della classifica di Fortune, dal ’97 al 2010, hanno avuto performance finanziarie tre volte migliori rispetto a quelle del resto del mercato (prendendo a riferimento i principali indici Usa)».
Metodo e risorse umane
Gli analisti di GPTW valutano le organizzazioni attraverso due strumenti. Il sondaggio – in forma anonima – tra i dipendenti (Trust Index), che pesa per i due terzi sulla valutazione; e il questionario di gestione (Culture Audit), compilato dai responsabili delle risorse umane, che consente di analizzare le politiche intraprese. C’è poi una parte finale dedicata ai commenti liberi. «Il ruolo dell’HR è basilare», prosegue Zollo. «Perché deve supportare i dipendenti a fare bene il proprio mestiere: definire le pratiche, più che le procedure. Per creare un ambiente positivo è bene avere un “champion” all’interno dei vari dipartimenti, per gestire la formazione continua dei manager, che son coloro che in primo luogo verificano la fiducia sul campo».
Il Sole 24 Ore – 14 novembre 2012
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